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lunedì 6 marzo 2017

Padre Daniel: intraprendere un cammino di verità


Lettera di padre Daniel Maes 
Qara, 3 marzo 2017

Dalla vita della Comunità
Durante la prima metà della settimana scorsa abbiamo ancora sofferto per la grande ondata di freddo con il brutto risultato che i tubi dell’ acqua si sono congelati nel nuovo edificio. Per voi notizie consuete, ma per noi ogni volta una brutta sorpresa. Un ospite dal Libano che soggiornava per due giorni con noi, prima di trasferirsi a Aleppo per portare aiuto, abbiamo dovuto farlo dormire nel refettorio vicino alla stufa a legna, per evitare che partisse congelato. La seconda metà della settimana il tempo si è fatto più clemente con mattinate soleggiate. Abbiamo avuto un altro ospite, un giovane francese che è venuto una settimana per prepararsi al battesimo. Abbiamo fatto con lui i primi passi nella fede. Per noi, che abbiamo ricevuto la fede cristiana dalla nascita era una situazione sconosciuta: un semplice uomo dell’occidente, senza nessuna resistenza contro la fede cristiana ma anche senza alcuna conoscenza, né dai suoi genitori, né dalla sua educazione, né dal suo ambiente. Lui stesso risponde in modo laconico: "c'est la France". Ma la Francia non era "la figlia maggiore della Chiesa" ? Infine, l’ultima sera prima della sua partenza l’ abbiamo festeggiato con affetto. Volevamo fare “les crèpes” con i frati su un fuoco di legna. Già la preparazione era un grande divertimento come anche la cena stessa: les crèpes erano abbastanza bruciate ma ...commestibili.
Durante la seconda parte della settimana, il tempo era molto piacevole e cosi abbiamo lavorato nelle mattinate sul nostro terreno. Il sole ci scaldava gratuitamente. Il tardo pomeriggio, la sera, la notte e la mattina è davvero freddo. Per quello abbiamo il nostra stufa a legna, ma la legna è da cercare sul nostro terreno e da segare. Nel frattempo ci stiamo preparando per la grande Quaresima.
La grande vergogna della stampa Americana e dell’Occidente
Secondo Stephen Kinzer la copertura dei giornalisti sulla guerra in Siria passerà alla storia come "uno degli episodi più vergognosi nella storia della stampa Americana, cito l’articolo “The media are misleading the public on Syria” nel giornale Boston Globe, del 18 febbraio 2017. No, questo uomo non fa parte di un movimento anti-americano e neanche è un rappresentante di una stampa alternativa, ma si tratta di un giornalista molto conosciuto del The New York Times. Stephen Kinzer insegna giornalismo e politica estera alla Northwestern University di Chicago. Egli è un esempio di un giornalista normale e buono, cioè un giornalista critico. Il modo selettivo in cui la stampa americano e occidentale scrive è molto inquietante, secondo Stephen Kinzer. "I media ingannano il pubblico sulla situazione in Siria". Egli è molto critico circa le notizie su Aleppo. "I ribelli moderati" che hanno “liberato” Aleppo sono in realtà degli assassini, che terrorizzavano la popolazione, in modo arrogante e senza scrupoli, con il risultato che la popolazione ha accolto l'esercito Siriano come i veri liberatori. La maggior parte della stampa americana (e occidentale) dà news esattamente opposte a ciò che sta realmente accadendo. Secondo essa, le persone dovrebbero sperare nella vittoria di una coalizione sincera di americani, sauditi, turchi, curdi e “dell'opposizione moderata”. Stephen Kinzer trova tutto questo assurdo. Egli comunque è mite verso il popolo americano, che non ha conoscenza. La colpa di queste bugie è la stampa. Gli articoli sono scritti negli edifici editoriali di Washington dove i giornalisti vanno a cercare l’informazione nel Pentagono, nei dipartimento degli affari esteri, nella Casa Bianca e dagli "esperti" del think-tanks. Es: di al-Nosra dicono che sono ribelli e "moderati" ma non dicono che loro appartengono ad al-Qaida. Arabia Saudita avrebbe sostenuto "combattenti per la libertà", quando in realtà è lo sponsor principale del IS. Nel frattempo si scrive solo in modo negativo sulla Russia, sull'Iran o sulla Siria. E di fatto sono esattamente queste notizie ufficiali mendaci che peggiorano la situazione in Medio Oriente. L'ignoranza del popolo americano non è superiore a quella di altre nazioni, ma è più pericolosa, perché ha conseguenze per un intervento militare. Quando un uomo con un tale autorità scrive in questo modo, possiamo supporre e sperare che il gap tra la verità e i reports dei giornalisti sulla Siria nella stampa mainstream sia diventato così grande che alla fine sarà insostenibile. Il riconoscimento della verità aiuterà la Siria nel suo cammino verso la pace.
Fuorviante sensibilità
Nel pensiero”corretto” occidentale sul livello sociale e politico emerge una grande sensibilità. Una riguarda il presidente Siriano e l'esercito siriano. Si dovrebbe soprattutto evitare ogni parola positiva nella loro direzione. Anche i giornalisti che ora a malincuore riconoscono lentamente gli orrori dei terroristi, sentono ancora il dovere di aggiungere che "il regime siriano" è una dittatura terribile. Se non aggiungono questo, tutto il loro articolo diventa incredibile, perché "tutti lo sanno" (tranne la popolazione siriana stessa!). I media sono riusciti ad dipingere il presidente siriano come il vero capro espiatorio, senza esaminare in modo critico la verità. Un capro espiatorio è qualcuno che è odiato e isolato da tutti.
Per mantenere viva questo idea politica corretta riguardante il presidente Siriano, otteniamo in momenti cruciali falsi rapporti come recentemente quello di Amnesty International sulla prigione che si trova qui vicino a noi. Diventa una delizia per un giornalista fare una caricatura di qualcuno che ammira in modo sincero il presidente siriano. Quell'uomo è poi bruciato per sempre. Qui non ci vuole nessun commento ulteriore....
Durante la visita della delegazione belga con parlamentari e giornalisti in Siria, si è svolta anche una visita al nostro monastero. Per caso era una mattina piena di sole. Il nostro giornalista VRT voleva un'intervista. E quale fu la prima domanda? Ascolta: tu sei un fan di Assad? Io ho risposto così, per esemplificare quello che volevo dire: “Se io dico apertamente che sono contrario al fatto che il nostro primo ministro (premier) del Belgio Michel sarà assassinato dai terroristi, allora voi mi chiamate un fan di Michel o un agente segreto del "regime belga"?. Io sono un cristiano e i cristiani sono sempre stati i cittadini più leali nella società, anche nell'Impero Romano, ma non sono mai stati ricompensati per quello. Al contrario erano sempre incolpati di tutto ciò che andava storto nella società, solo perché i cristiani non volevano adorare gli dei dei pagani. Il governo siriano infatti è un governo eletto in modo legittimo e il presidente è ampiamente sostenuto da tutti gli strati della popolazione. Che problema c’è, se uno riconosce e difende l'autorità legale, anche se l’autorità ha difetti e imperfezioni? La seconda domanda era sulla guerra civile siriana, in cui ho cercato di rispiegare che c’è mai stata una guerra civile interna e che non arriverà mai. Dall'esterno invece si tenta di provocare una cosiddetta guerra civile. In breve, per la televisione fiamminga (VRT) sarà probabilmente un'intervista "inutilizzabile". Non mi sembra che la abbiano mai trasmessa.
Perchè i cristiani non rispondono
L'Occidente trova la sua origine nella civiltà giudaico-cristiana e greco-romana. La Chiesa ha visto nascere tutti i paesi e probabilmente li vedrà anche scomparire. Tutte le principali università e ospedali derivano da istituzioni ecclesiastiche. Questa fede cristiana è in gran parte scomparsa. Gruppi musulmani hanno invaso i nostri paesi, si sono infiltrati in tutti gli strati e istituzioni, solitamente senza adattarsi e ora sono già pronti in tante città europee a far dominare la dittatura della sharia. Una strategia in tre fasi: migrazione, infiltrazione e installazione. E dove questo non è ancora in atto, loro stanno facendo i preparativi necessari in modo prudente. L'islam è modesto e sottomesso fino a quando si manifesta l’occasione di prendere il potere. Il problema qui non sono i musulmani ma l'islam come organizzazione globale di guerra e di conquista. Gli Stati del Golfo e grandi organizzazioni islamiche spendono miliardi per la propaganda dell'islam in tutto il mondo. Secondo loro tutta la popolazione mondiale deve essere sotto un califfato islamico. Le popolazioni che vivono già sotto l'islam, sono chiamate "il mondo della pace", gli altri invece vivono ancora nel "mondo della guerra". L'islam non si adatta, al contrario la vita di tutte le popolazioni deve essere adattata all'islam. I musulmani conoscono la pace, l’islam invece non conosce la pace. L’islam conosce solo la guerra e la sottomissione. E questa forte islamizzazione è promossa dalle nostre leggi "democratiche", dal nostro sistema di multiculturalismo, dalla nostra grande tolleranza e dalla paura gonfia di islamofobia e anti-razzismo. Anime “Illuminate” ci stimolano a scoprire in Europa radici arabo-islamiche non-esistenti e gli apostoli dell' islam ci propongono una civiltà islamica moderata, adattata all’occidente. Nel frattempo, spariscono sempre più simboli cristiani, feste ed usanze cristiane dalla vita pubblica, per far posto ad una cultura islamica forzata con i loro eventi, la loro alimentazione halal, le loro pratiche di ramadan ecc. Campanili sono abbattuti e scompaiono, mentre cresce il numero di minareti. Chiunque creda che non c’è da preoccuparsi, potrà trovare la realtà schiacciante nel libro che abbiamo accennato in passato di Philippe de Villiers, Les cloches sonneront-elles encore demain? Albin Michel, 2016. Il nostro vuoto spirituale vacuo è ora riempito in modo accelerato dalla strategia di conquista dell'islam. Se si iniziasse già ad applicare le regole più elementari di uguaglianza e di anti-razzismo, risolverebbe già grande cose; musulmani provenienti da paesi dove i cristiani non sono autorizzati a vivere la loro fede, non possono neanche farlo qui e paesi musulmani che non consentono la costruzione delle chiese non possono neanche costruire moschee qui. Questi principi purtroppo non sono nemmeno stati applicati. Sono proprio le nostre leggi "democratiche" che ci portano alla colonizzazione dell'islam nel nostro proprio paese. Il vero problema è che noi neghiamo le nostre radici e civiltà cristiane.  O dobbiamo aspettare finchè le nostre Cappelle di Maria e del Calvario saranno rimosse per legge dalla strada perché infastidiscono (noi stessi? lo riteniamo) musulmani che vogliono sedersi sul loro tappeto su piazze pubbliche? Noi cristiani dovremmo essere incoraggiati ad esplorare la profonda ricchezza della fede e dell'esperienza cristiana. I musulmani dovrebbero essere aiutati a essere liberati dagli elementi umani indegni dell'Islam.
  Il digiuno infatti è una buona occasione per iniziare un movimento contrario.

(traduzione di A. Wilking)

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